Scrissero ieri
Pesaro Sala Laurana – Marzo 1975
Credo che ci si debba accostare alle opere di Francesco Romoli con semplicità, senza
il supporto di mediazioni culturali; e allora subito si coglie la squisitezza, la semplicità di
una pittura che non vuole trasmettere alcun messaggio culturale, ma che esprime un
messaggio lirico, uno stato d’animo colto nelle sfumature più intime. La sua semplicità
pittorica non vuol dire elementarietà ; richiami ai Macchiaioli forse sono presenti
nell’impostazione di alcuni quadri d’ambiente in particolare i paesaggi (Romoli è di origine
Umbra) e ogni artista utentico si finisce sempre per scoprire radici che affondano in una
realtà geografica e culturale ben precisa.
La pittura di Romoli parla direttamente alla nostra sensibilità, al di fuori di suggestioni
culturali e i suoi quadri piacciono proprio perché vi si riscontra la capacità di cogliere la
poesia di un momento in cui l’autore è in contemplazione, a contatto con la natura e allora
non può fingere, è completamente e sinceramente se stesso; e quell’aria di solitudine che
sentiamo non ha niente di disperato, se mai di struggente dolcezza.
Il soggetto che sia; una natura morte, una campagna, un ritratto, è semplicemente un
riferimento per sviluppare un discorso pittorico che non vuole avere niente di reale, di
concreto, afferrare l’atmosfera, una sensazione, una disponibilità particolare, attraverso
una sensibilità coloristica che va di gran lunga oltre la semplice padronanza tecnica.
Per me Romoli è un artista che va intuito, e la intuizione è soltanto una elezione di spiriti.
Questo è Francesco Romoli. E’ questo è il suo mondo, la sua sofferenza, la sua bellezza.
Non saprei dire di “più” che altri indubbiamente potrebbero ancora dire. E’ da felicitarsi che la sala “LAURANA” di Pesaro sia diventata sede ambita di Mostre d’Arte di rilievo e meta di autori di considerevole statura. Athos Tombari

"La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto. (Pablo Picasso)"
Pesaro Palazzo Gradari – Dicembre 2007
Scrissi di lui in occasione di una mostra personale tenutesi presso Palazzo Ducale
di Pesaro nel 1975 e torno a scrivere di Francesco Romoli dopo più di trent’anni per
presentare la sua nuova personale. E’ con rinnovato piacere che mi avvicino allo stile
sobrio e sofisticato, mai dimentico delle regole della tradizione e tuttavia forte di una sua
vena figurativa personale senza finzioni e sofisticazioni tipico di Francesco Romoli.
Egli dipinge con l’animo di un poeta e la sapienza dei grandi maestri, senza necessità di
legami con gruppi o tendenze. Per questo, i soggetti e la tecnica da lui adoperati sono
vari, seppur palesando la sua predilezione per la natura “silente”, risultato di emozioni
liriche e insieme di un’attenzione puntigliosa per l’equilibrio e l’armonia. E queste queste
ultime nature morte non sono meno belle delle prime, anzi in linea con esse anche se con
tocco diverso, sono frutto di una ricerca iniziata negli anni ottanta.
Non consideriamo, tuttavia, il suo linguaggio pittorico sono come il frutto di un’analisi
trentennale, piuttosto come l’elaborazione delle pitture quattrocentesche e del 500 italiano,
del misticismo prospettico di Piero della Francesca in sinergia con una sperimentazione
densa di rimandi e puntigli che si dipana in sorta di tridimensionalità che annulla la
distanza tra colore e luce diffusa. Nei dipinti, Romoli si affida al valore espressivo delle
forme e del colore attraverso la costruzione e l’osservazione ordinata che è unicità
d’immagine geometrica e prospettica semplificata nello stesso tempo dall’uso del colore e
della luce che illumina il colore.
Attento osservatore della natura e della figura umana, si esprime attraverso l’olio, il
pastello, la miniatura, l’incisione, la terra cotta con una impronta personale che si adegua
ai soggetto prescelto interpretandolo con un arguto gioco di luci, di volumi e disposizione
attenta dei piani. I suoi dipinti dimostrano di essere progettati con un attento studio di
spazi entro i quali gli oggetti e le figure hanno trovato il loro ritmo compositivo nella ricerca
di una nuova intuizione e raffinatezza nei toni e nella luce.
Romoli è sicuramente un artista poliedrico per tecniche e tematiche adottate. Riesce
sempre a sorprenderci per la validità e lo stimolo di ricerca che si avverte nel fare Arte e
commuoverci per la modestia e l’agio con i quali egli si muove in Essa.
Athos Tombari
"Se i quadri si potessero spiegare e tradurli in parole, non ci sarebbe bisogno di dipingerli (Paul Courbet)"
Nelle creazioni artistiche di Romoli c’è tutto il fascino della composizione poetica limpida
e pura. Scorci, silenzi, prospettive, contorni hanno un deciso accento di vita, un palpabile
tocco di sensibilità emotiva.
L’artista osserva amabilmente la realtà e di nuovo la inventa, filtrandola e modellandola
con piena padronanza di stile, nelle belle campiture di colore, nei segni leggeri ed effimeri
da cui sprigiona, come d’incanto, la via colta nella sua ancestrale purezza.
Il linguaggio di Francesco Romoli comunica una realtà niet’affatto astratta, anzi immanente
anche se incontaminata, priva comunque di ubriacature luminose e di brillantezze impure.
Il reale sfuma e si fonde in un finissimo tratteggio, in un espressione coloristica tersa e
cristallina.
Il mondo di Romoli è apparentemente primitivo e semplice, ma sostanzialmente è ordito
con inattese risonanze di temi psicologici validi e attuali. Ha in ogni casi il candore delle
cose fresche, pulite; ha il pathos e il fascino di ciò che è partorito con tormentato ed
ingenuo stupore. I colori e i segni non hanno una espressività violenta e tumultuosa, si
placano e s’adagiano nella finezza stessa della composizione, che è, e si fa poesia,proprio
perché scivola silenziosa e lieve negli angoli più riposti dell’animo, ed anche perché
scompare nelle ovattate e delicate tonalità degli accordi, che come suoi carezzevoli e
vaganti, vanno istintivamente alla ricerca di un eco più profonda e più lontana. Ogni
aspetto della realtà è colto da Romoli con univoca compostezza. L’artista propone una
problematica accessibile a tutti; l’assenza della vita umana e quella delle cose affondano
le radici nella verità; hanno la stessa vitrea e diamantina trasparenza degli indimenticabili
e irripetibili chiarori di luce dei morbidi e pastosi olii di Francesco Romoli.
Claudio Ferri